La storia e la cultura

UNA CIVILTÀ DI QUASI DUEMILA ANNI
La storia e la cultura sono documentate, oltre che dai degni delle attività umane, dagli atti ufficiali espressione del potere. Attraverso questi ultimi possono essere documentati i nomi delle località, dei paesi, delle persone, le lingue parlate e scritte, le attività, le tradizioni, le usanze, le tipologie delle costruzioni e delle vie di comunicazione.
I primi segni vengono dall’ordinamento ecclesiastico e dal potere statuale. Le bolle papali, i decreti delle potenze di volta in volta dominanti ufficializzano le comunità così come ci sono giunte fino a oggi, tra il VII e l’VIII secolo dopo Cristo. I primi documenti che riguardano molti nostri paesi sono quelli del Duca longobardo del Friuli che fissava i confini dell’amplissimo territorio dell’Abbazia di Santa Maria in Sylvis.
Sempre dai documenti si deduce quali lingue si parlassero in quest’area. Il latino degli atti ufficiali è sempre convissuto con linguaggi di origine ladina (particolarmente il friulano), longobarda, provenzale, veneta. Tutti questi segni sono giunti fino a noi e caratterizzano storia e cultura attuali.
Anche le abitazioni e le chiese sono testimonianza puntuale di un’evoluzione che lascia tutti i suoi segni intatti, nonostante molto sia andato perduto a causa di incendi, frane, terremoti, alluvioni, invasioni (disastrose quelle degli Ungari, nell’Alto Medioevo, e quelle dei Turchi, nel Cinquecento), guerre, mutamenti incontrollati. Si tratta di un patrimonio decisamente cospicuo: uno scrigno di arte e di storia, quasi mai sontuoso, ma risultato di una forte e diffusa attenzione del ceto colto e del popolo per i simboli di una storia che è comunque giunta fino ai nostri giorni e merita una migliore valorizzazione e conoscenza all’interno e all’esterno della provincia.
I mutamenti più decisivi derivano dai cataclismi che hanno trasformato profondamente il territorio sono il terremoto in Friuli del 1511, l’immane e sanguinosa frana del Monte Toc, nella valle del Vajont (1963) e l’ultimo grande terremoto, nel 1976.
Tuttavia, questi tre eventi epocali, assieme alle trasformazioni imposte dalle esigenze economiche umane (strade, gallerie, centrali idroelettriche, ricostruzioni, ampliamenti urbanistici, industrializzazioni, disboscamenti e rimboschimenti) hanno mutato fortemente il territorio e non sempre in peggio. Di conseguenza, si può affermare con certezza che oggi, l’area della Comunità Montana del Friuli Occidentale sia più vivibile e più cosciente della necessità di uno sviluppo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente.